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    Senso di impotenza in corsia e dentro casa

    4 anni ago · · 0 comments

    Senso di impotenza in corsia e dentro casa

    Il senso di impotenza dei medici in corsia

    Ansia e paura generano un grave senso d’impotenza: vi porto con me in una giornata in corsia.

    Sono una donna, una dottoressa, una persona qualunque, ma in questi giorni quasi non so come mi chiamo.
    I miei pensieri sono dominati dalle azioni che ogni giorno incedono il mio procedere.
    Salgo in reparto, il numero dei contagiati e ricoverati Covid-19 è salito e con esso sale il senso di impotenza che provo in corsia e parallelamente che mi porto dentro casa.

    Temo le notizie che il Primario mi darà.

    So che questa notte, che ho passato con la mia famiglia potrebbe avere cambiato molte cose.
    Abbiamo dormito tutti insieme, anche mio figlio è venuto nel lettone.
    Ero stanca e impaurita ma non ho voluto dare a mio marito, già preoccupato, anche questo peso. Avevo solo bisogno di loro, di quei due uomini, così scontati in tante occasioni ma in questa notte di Marzo così capaci di farmi sentire il vero senso della mia vita.

    Non avrei mai creduto che sentirli respirare inondasse il mio volto di lacrime, protetta tra il contatto della pelle calda del mio bimbo, e il corpo conosciuto di mio marito che mi chiudeva in un abbraccio pesante. Quanto può essere stupefacente la normalità.

    Ieri ho mandato tre persone in rianimazione, parevano stabili, poi di colpo ipossia e febbre alta, la saturazione dell’ossigeno calava velocemente. Il loro respiro si faceva affannoso, ecco, ora capisco perché piangevo stanotte, che stupida, come mai non l’avevo collegato prima. Quanto appariva normale respirare fino ad un mese fa. Ora servono ventilatori, presidi medico chirurgici e strumentazioni di cui abbiamo fatto richiesta, ma siamo nell’incubo di non vederli arrivare.

    Ci sono dettagli della giornata che ti restano dentro, e che conservano il segreto di quello che viviamo, siamo in tanti operatori su un malato. Gli infermieri custodiscono la regolarità, se di questo si può parlare, ed insieme collaboriamo. La vestizione è complessa: calzascarpe, camice da sala operatoria, mascherine, sovra mascherine, occhiali, visiera e due paia di guanti, uno sull’altro. A volte il senso di impotenza in corsia ti blocca il respiro.

    Nella mia testa sento solo il sudore che cala sulle tempie, sugli occhi, mi scende nella schiena creando un rivolo solleticante, ma non mi posso grattare, un semplice gesto potrebbe infettarmi. Non credo la mia sia paura, è qualcosa di peggio, è un senso di impotenza che mi stringe la gola. Ho il terrore che le mie gambe doloranti, la faccia schiacciata tra gli elastici della mascherina, non servano a nulla: ho il terrore di dovere accettare passivamente che il numero dei decessi cresca.

    Il senso di impotenza genera trauma

    L’impotenza ha un potere altamente traumatizzante per il nostro sistema nervoso, è presente in quelle situazioni dove:

    ci accade qualcosa d’improvviso per cui non siamo preparati e questo qualcosa è così veloce ed in evoluzione continua da farci percepire una perdita di controllo;

    viene messa a repentaglio la nostra incolumità;

    si mantiene uno stato di pericolo, che può colpirci in ogni istante

    Chi ha vissuto il terremoto, o altre catastrofi naturali, si è già trovato in una condizione di impotenza, e ha percepito che di fronte ad un pericolo più grande e più forte, vengono meno molte delle strategie salvavita che usiamo nella nostra quotidianità.

    Prevalgono incertezza e paralisi a strategie di attacco e fuga, è ciò è molto più dannoso perché non si permette lo scarico dell’emozione che resta imprigionata lasciandoci sempre più impauriti e passivi.

    Senso di impotenza dentro casa

    Se fossimo su una navicella spaziale sospesi nel vuoto dalla gravità e guardassimo il mondo dall’alto, credo lo potremmo immaginare come un pianeta dove le nuvole di smog si stanno gradatamente diradando per fare spazio a enormi macchie rosse virulente che colonizzano giorno dopo giorno la superficie del pianeta Terra.

    Se da un lato vediamo medici e infermieri, come eroi di un videogioco virtuale intenti a combatterle, accanto a questi muniti di scafandro, ci sono tutti gli altri.

    Tutti coloro che hanno messo in sospeso la propria vita per una quarantena forzata.

    Il mondo si è fermato per fermare il Covid-19 e questo genera paralisi in coloro che si sentono di essere costretti a cambiare le proprie abitudini per schivare un pericolo mortale.

    Come non sentirsi impotenti?

    Oltre alla paura del contagio, che aleggia ad ogni uscita di casa, soprattutto nell’incontro di persone munite di mascherine e guanti, osservo che per la maggior parte delle persone la paralisi è portata da un secondo pericolo, connesso alla perdita delle proprie routine e della propria identità.

    Fino a poche settimane fa, essere sportivi, lavoratori, partecipare ad aperitivi e cene definivano la forma che ci si era conquistati.
    Il tempo a disposizione per se stessi era un lusso e l’identità privata diveniva un privilegio da relegare ai pochi istanti rimasti vuoti. Questo momento di paura generalizzata che ci chiede di fermarci, ci porta a rimettere la nostra individualità al centro, intendendo con questo:

    Cura della nostra salute fisica (che passa attraverso un senso di auto-protezione)

    Cura del nostro mondo interno (emozioni, desideri, aspettative)

    4 Consigli per superare il senso di impotenza in questo momento

    1. IL SENSO DI IMPOTENZA TRA LE MURA DOMESTICHE
      1. Come in ogni grande cambiamento serve un processo di adattamento, che passa dall’accettazione della necessità di perdere qualcosa per aprirsi ad un’evoluzione, accettare di lasciare andare, è apertura al cambiamento.  
      2. L’accettazione è complessa, arriva spesso dopo processi di rabbia e di negazione.“La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le gradi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso, senza essere superato.” Albert Einstein
    2. Se riusciamo a tollerare che stiamo già vivendo una fase che ci chiede risorse diverse dalla normalità del vivere, possiamo cercare di accomodarci in questo tempo, che non dipende da noi, tentando di prenderci cura delle parti di noi stessi che nel quotidiano eravamo costretti a trascurare.
    3. Riappropriarci dei propri ambienti
      1. La casa può diventare un nido che ripara, ci si può attivare per adattare e riadattare gli ambienti secondo i bisogni attuali, buttare ciò che non serve più, fare ordine negli spazi per fare ordine nei pensieri.
      2. Chi non ha mai avuto modo di vivere una routine domestica può utilizzare il tempo per dare spazio a nuove aree di benessere e di cura (prepararsi il famoso tè caldo delle cinque, ascoltare buona musica, profumare gli ambienti, leggere, cucinarsi cose che gradite) attività che non gli sono solite.
    4. Ma più di tutto, un tempo vuoto, può permettere di fare i conti con il proprio mondo interno, con i propri bisogni reali, con le relazioni che si sono create nel tempo, con i desideri di cambiamento che vengono sempre messi in secondo piano.
      1. Stiamo davvero vivendo la vita che vogliamo vivere?
      2. Il confronto con la morte, non deve solo impaurire: necessariamente fa fare fare i conti con la limitatezza del nostro vivere, portando però ad un’occasione di rivalutare le proprie priorità.
      3. Non tutti dovranno fare i conti con cambiamenti eccezionali, ma molti sapranno riconoscere che è arrivato il tempo di chiudere cose che non ci appartengono più.
      4. Queste strategie, se ci pensate bene, spostano immediatamente dallo stato di impotenza, portando a ricollocare l’energie su di sé.
      5. E mentre ringraziamo con devozione coloro che si occupano dei malati, riconoscendogli la capacità di mettere la propria vita in secondo piano per il benessere altrui, di usare la forza dei loro occhi per comunicare speranza nell’isolamento, possiamo fare uno sforzo, se siamo in salute, per trovare qualcosa di positivo anche in questa situazione.

    Come psicoterapeuta so bene che è una delle cose dalle quali si fugge più facilmente, ma se il mondo ci parla di morte e di impotenza dovremo trovare con fierezza il nostro modo di rinascere.

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    Valentina Calanca

    Valentina Calanca

    Psicologa Psicoterapeuta Valentina Calanca, opera a Carpi ( MO )

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